Alice In Borderland 3: il sequel originale Netflix rovina l’esperienza?
Pesca l’ultima carta…
Il mazzo è concluso ma un’ultima carta attende i protagonisti di Alice in Borderland: il Joker. Con un finale inatteso Netflix aveva concluso la seconda stagione dello show ispirato al manga di Haru Asō, preannunciando così l’avvento di una nuova ondata di episodi che sono stati resi disponibili sulla piattaforma il 25 settembre 2025. Ryōhei Arisu (Kento Yamazaki) e sua moglie Yuzuha Usagi (Tao Tsuchiya) sono sopravvissuti ai giochi al massacro di Borderland, questo regno fuori dal tempo in cui sono sprofondati quattro anni prima in seguito alla caduta di un meteorite sulla città di Tokyo. Senza alcun ricordo di quella esperienza, ma con alcuni vaghi indizi a supportare studi e teorie, i due finiscono per coinvolgere nelle loro vite il professore del dipartimento di psichiatria dell’università Shushikan Ryūji Matsuyama (Kento Kaku), il quale inizierà a manifestare uno strano e smodato interesse per quello che potrebbe effettivamente rivelarsi come un mondo tra la vita e morte.
Quando Usagi finisce misteriosamente in coma insieme allo stesso Ryūji, ritrovandosi nuovamente catapultata in Borderland, Arisu non potrà far altro che inseguirla e per farlo si affiderà all’aiuto di Ann Rizuna (Ayaka Miyoshi), una paziente con PSTD che gli rivelerà di averlo già conosciuto in passato e di aver partecipato con lui ai terribili giochi di sopravvivenza che avvenivano nell’altro mondo. Grazie a lei, Arisu tornerà in Borderland e, così come Usagi, si troverà a fare squadra con gli altri partecipanti per uscire indenne da una nuova serie di inquietanti e violenti game tutti legati alla carta del Joker.
Ora, partiamo dal presupposto che creare un sequel originale per una serie tv che essenzialmente ha consumato tutto il materiale del fumetto originale è già di per sé un azzardo. Aggiungiamo che un sequel su carta esiste davvero ed è Alice in Borderland: Retry, 18 capitoli realizzati tra il 2020 e il 2021 raccolti in un volume speciale che in qualche modo cerca di ampliare l’universo del manga con un unico game mozzafiato. In sostanza quindi: perché puntare a realizzare una terza stagione?
In questo caso Netflix ha avuto un eccesso di fiducia cercando di far proseguire uno dei suoi più grandi successi. La terza stagione di Alice in Borderland non è infatti niente di speciale, nonostante qualche picco davvero interessante: la costruzione di una storyline originale che nulla aggiunge a quanto già raccontato non elettrizza e non stuzzica lo spettatore, e i nuovi protagonisti, ad eccezione di Ryūji, non conquistano come gli interessanti personaggi creati da Asō nel manga. Lo show si affida completamente al senso di mistero e di emozione offerto dai nuovi game a cui i protagonisti devono partecipare, come la caccia allo zombie, la sfida del treno o il bingo della Tokyo Tower. Si cerca quindi di cavalcare l’onda di Squid Game, ma al netto di queste prove, c’è poco e nulla.
Nonostante alcuni dettagli tratti da Retry, Alice in Borderland 3 non decolla e non riesce a bissare i fasti delle stagioni precedenti, lasciando una sensazione di amaro in bocca compensata solo ed esclusivamente dall’incredibile qualità delle scene d’azione e dall’alta tensione del suo ultimo episodio, impreziosito da un cameo del grande Ken Watanabe. La scelta di affidare il ruolo da villain a un personaggio marginale come Sunato Banda (Hayato Isomura), apparso solo per pochi episodi e capitoli nella storia originale, e spinto da motivazioni a dir poco ridicole, aiuta a comprendere la penuria di idee alla base di questa nuova ondata di puntate. Resta il dubbio che probabilmente una piccola stagione come questa (sono solo 6 episodi) sarebbe stata più efficace con l’adattamento di Retry e del suo psicologico e spietato gioco del Nove di Cuori: l’invasione aliena.



















